Monday, June 20, 2011

Te echo de menos Santander

L’atterraggio è morbido, il tempo un po’ meno. Anzi, c’è proprio brutto: vento, freddo e cielo coperto. Prendiamo un taxi e arriviamo all’Hostal Liebana in calle Nicolas Salmeron 9. Da fuori fa cagare, è un asco; dentro va già meglio, abbiamo il nostro bagno ed è anche pulito. Camera vip la nostra: io, Ale e il Mappa. Il Twin rimane escluso. Mi dispiace, però è la dura legge delle camere. Ma forse è stata la sua salvezza. Ci docciamo e ci vestiamo: siamo pronti per la serata. Ale e il Mappa, neanche a farlo apposta, sfoggiano un maglioncino verde pistacchio, l’unico che entrambi hanno messo in valigia. Sono insieme a los hermanos pistachos, o più semplicemente Los Pistachos. Proprio di fianco alla porta dell’ostello c’è un pub anzi una cerveteria: la Cerveteria Urogallo. Entriamo, faccio lo splendido con quel poco di spagnolo che mastico:
- holà, seis cañas pequeñas porfa
Dall’altra parte del bancone c’è un vecchio sdentato ma simpatico. Facciamo due giri poi ci muoviamo a piedi verso il centro. Attraversiamo Plaza Velarde, con i cartelli e gli striscioni de los indignados, non è una brutta città, anche se è piccola. Avanziamo per il centro: altro bar altra San Miguel e via. Arrivimo davanti a un altro pub, ci sono il Cava e gli altri, così ci fermiamo. Sta spiovigginando. Entro, vedo il Twin con la Tizzi, sta sorseggiando un tinto de verano, una specie di spritz spagnolo a base di vino rosso.
- ohi Twin, com’è?
Con l’aplomb da signore che lo contraddistingue mi dà il suo giudizio:
- Rinfrescante…
- Perdona – faccio alla barista – u
n tinto de verano porfa!
Era solo l’aperitivo. Andiamo a cena al Rampalay, pesce, carne, verdure vino tinto y cerveza. Luego ci spostiamo in Plaza de Cañadio, ci sono un paio di locali su un lato della piazza: il bar Canela e il Ventilador. C’è del giro, non solo giovani, qua la sera escono proprio tutti. Piove fitto adesso, così ci ripariamo sotto la tenda del Canela, dentro si sentono i Dire Straits. Conosciamo Silvia e Saida, due ragazze di Verona. Coca e rum più birra. Ha smesso di piovere, ci spostiamo in calle Lopez Doriga, siamo dentro a El Divino, una specie di discoteca a ingresso gratuito. Beviamo ancora, adesso ho perso il conto di quanto ho bevuto ma ho un cappello nuovo, sono comunque contento. Rimaniamo lì un po’, ci sono delle ragazze spagnole ma non ce la smollano e allora ci muoviamo ancora. Sono le quattro passate, andiamo al Rokanbolè in calle Hernan Cortez. Non c’è un granché qua, o perlomeno non me lo ricordo. Via di qua, ci incamminiamo. Ribecchiamo le veronesi, sono son las cinco y veinte. Siamo seduti sul marciapiede davanti al KuDéTa, sempre in centro, ma non ricordo dove. Vogliono dieci euro senza consumazione per entrare – sono pazzi – no grazie, ciao! Così bivacchiamo ancora un po’ lì, sul marciapiede. È davvero tardi, ci avviamo a piedi alle camere. Siamo rimasti solo Richi, Ale, il Mappa, le veronesi ed io. Ogni tanto ci fermiamo perché le veronesi rompono il cazzo per fare delle foto. Ne approfitto per pisciare in un’aiuola che puzza già di piscio. Inizia ad esserci luce, il lungomare e le altre strade sono vuote: solo il vento le percorreva.
Ci svegliamo a mezzogiorno, c’è ancora il cielo coperto. Ci uniamo alla camerata del Giga più la Tizzi, anche perché sono gli unici rimasti. Andiamo a far colazione in un bar vicino al Liebana. Facciamo un giretto, becchiamo gli altri, belle facce anche loro! Pranziamo con dei pinchos sul lungomare. Esce il sole, e fa caldo ma c’è comunque un gran vento, la felpa fa comodo. Prendiamo dei taxi e andiamo al parco della peninsula de la Magdalena. Ci sono gli animali: i pinguini, le otarie e i leoni marini che piacciono tanto a Richi (ed è pure bravo a imitarne il verso e le fattezze). In cima al promontorio c’è un castello: la Residencia Real. S'è fatta proprio una bella giornata. Dopo non so quanti click e cheese torniamo in albergo, sempre in taxi. Finalmente cago. Scopro di essere rossissimo in faccia. Ale fa il bagno. Il Mappa (che ha il coppino più viola mai visto in vita mia) non fa altro che prendere su delle parole deliziandoci con le sue perle di idiozia.
Parte la serata. Per la prima volta ci troviamo tutti e 21 sotto l’hostal. Andiamo a prendere l’aperitivo al mercato coperto: una caña. Cena a Los Arcos, proprio lì di fronte. La cena non è stata molto abbondante – per usare un eufemismo – così qualcuno va a mangiare qualcos’altro da qualche altra parte. Plaza de Cañadio. Prima caña al Canela a cui segue subito una seconda. Un coca e rum. Il Patto, il Gaibo e il Cava regalano risate. È il compleanno del Nibbio, proviamo a sbronzarlo, ma è una sfida già persa. Il Cava mi manda a impezzare tre spagnole, sono tre infermiere che lavorano all'hospital. Arriva il Mappa mentre parlo con una di loro in uno spagnolo fluido, scivola fuori meglio lubrificato dall’alcol. Prendiamo per il culo il Mappa che ride e non capisce. Intanto arriva il Cava: si vanta di essere l’allenatore della promoción. Per fortuna una di loro sa l'italiano perché era stata a Venezia. Salutiamo le ragazze perché mañana trabajan. Cava mi fa notare una cosa: qua le ragazze sono più sorridenti che in Italia, ed è proprio vero. Sarà mezzanotte. Siamo più che sbronzi, ci sta, mañana volvemos. Allora altro coca e rum. Al Canela hanno la bella abitudine di dare i lecca lecca con i cocktails. Io e Richi ci striniamo i peli delle braccia e ce li annusiamo, incominciamo a essere molesti. Impezziamo altre ragazze spagnole, una mi fa i complimenti per il mio spagnolo. Non immaginate la soddisfazione. Ancora coca e rum. Ci muoviamo verso il Malaprima con Cava e l’Amicodicava. Ci sono anche le spagnole appena impezzate. Il Cava offre un giro di tequila, non ho nemmeno la pazienza di aspettare il piattino con sale e limone. Altro giro altra tequila, ma stavolta sale e limone. Andiamo via. Siamo in un altro posto, becchiamo Richi e gli altri ma non c'è un cane… Questo posto è il Pacha, mi dicono. In realtà è il KuDéTa, dove non siamo entrati ieri. Si riempie verso le quattro. In effetti la gente inizia ad arrivare. Sono pieno e molesto e nessuno mi ha ancora messo le mani addosso. Che culo! Secondo me sono molesti anche gli altri. Siamo tutti molesti e decidiamo: “finché c'è musica stiamo”. Chiedo un agua perché non ne posso più:
- cuatro con cinquenta
- diocan, siete de bei ladri!
Pago ed esco incazzatissimo. Lì fuori ci sono il Ghez, la Tizzi, il Patto e il Giga che parla in inglese con uno spagnolo. Rompo un bicchiere sul marciapiede e mando a fanculo il Ghez, che mi prende a fiocchi. Mi incazzo ancora di più. Torno a casa con tutti loro più le veronesi, si sono di nuovo aggiunte. È tardi. Il Ghez mi mena di brutto perché sono pieno, e perché è pieno anche lui. La Tizzi e il Giga mi raccolgono da terra, il Patto mi fa la ramanzina e mi tranquillizzo. Arriviamo al Liebana, aspetto l’arrivo dei miei compagni di stanza – che avevano preso altri lidi –, così tra una cazzata e l’altra andiamo a letto.
La Guappa ci sveglia alle undici e trenta, dobbiamo liberare la stanza per mezzogiorno. Ho il cell scarico, non si accende nemmeno, lo metto in carica una mezz’oretta. Faccio la valigia, infilo il costume e una maglietta, prendo il telo e sono pronto. Lasciamo le valige all’hostal e andiamo verso la spiaggia. Facciamo colazione con un perrito caliente. Al primo morso mi macchio con la senape, poco male. Compriamo la crema, ché oggi c’è un bel sole. Fermiamo un paio di taxi e arriviamo alla playa el Sardinero Dos.
Il Giga e la Tizzi comprano la palla in un baracchino: è calcetto sulla spiaggia. La cronaca mi vede protagonista. Pronti via siamo sotto, fortunoso vantaggio di Ale, oltremodo premiato da una carambola col Gian. Soffro l’avvio e sciupo un assist d’oro del Patto. Dall’altra parte Richi sbaglia clamorosamente un’occasione dopo l’altra. Il Nibbio tenta una staffilata che si spegne poco a lato ma che scuote la squadra. Guadagnamo campo. Poco dopo Patto dalle retrovie mi serve, salto l’uomo appoggio per il Nibbio che inventa il destro vincente. È uno a uno. Non si può più sbagliare, one shot one kill, chi fa questo vince. Il Gian è una diga dietro, il Patto apre per il Nibbio, ottima la verticalizzazione per me che segno con un destro preciso. Sfuggo dall’abbraccio dei compagni per prendere il meritato abbraccio blu dell’oceano.
Passiamo il resto della giornata a giocare in spiaggia o con le onde o a prendere il sole e a dir stronzate. Torniamo in autobus in centro e poi a piedi a prendere le valige al Liebana. Mangiamo qualcosa al bar davanti l’hostal finché non arrivano i taxi che ci portano all'aeropuerto. Non ne ho più ma mi gioco l’ultima stronzata:
- ehi Patto, nonostante la svarzella di ieri ho tenuto bene…
- ma va’ là, che sembri mangiato e cagato!
Te echo de menos Santader!

10 comments:

Cinno said...

Sempre belli i tuoi racconti... :D Devi andare in vacanza più spesso!!!! :D

Cesare Rensenbrink said...

pagatemele allora!!

Cinno said...

Ci penso...

Anonymous said...

Per la cronaca la palla l'ho comprata io!
Cmq credo tu abbia sottovalutato un pò le tue condizioni al ritorno di sabato sera! Mui molesto! =)

Giga

Cesare Rensenbrink said...

muchas gracias por la corrección gigatti!!

Unknown said...

Ciao Cece, trovo molto interessante il tuo blog (anche perchè sono un grande appassionato di racconti brevi). Io gestisco un portale che segnala curiosità e tendenze tratte dalla stampa e dalla blogospfera internazionale..saresti interessato ad uno scambio di link?

L'indirizzo del blog è http://clicktodate.blogspot.com/

Puoi contattarmi via mail jagopiujago@googlemail.com

Grazie e complimenti

Cesare Rensenbrink said...

ciao Jago, grazie per i complimenti, considera il tuo link già tra i miei preferiti.
A presto!

Cece

Bobo said...

...niente maglia del Racing?? =)

Cesare Rensenbrink said...

non l'ho trovata :(

Unknown said...

Grazie Cece! Ti ho aggiunto in homepage..ti linkerò sicuramente in qualche post

Buona serata

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