Sunday, January 22, 2006

1984


Si profila uno scontro tra colossi sulla privacy online: da una parte Bush e la sua amministrazione, dall'altra il re dei motori di ricerca Google.
Motivo: il secco no da parte del motore di ricerca più famoso del mondo alla richiesta, avanzata dal dipartimento di Giustizia americano in un tribunale della California, di farsi dare maggiori dettagli sulle informazioni ricercate con più frequenza dai propri utenti.
Ufficialmente, queste informazioni servirebbero al governo per proteggere i minori contro la pedofilia via internet. La mozione dell’amministrazione americana rientra all'interno di un disegno più generale per la difesa del Child Online Protection Act (una legge del 1998 che punisce i siti porno che permettono ai bambini di navigarvi), entrato nel mirino della Corte Suprema americana in quanto ritenuto troppo permissivo.

Ma in molti sospettano che sia solo un ulteriore tassello del “grande fratello elettronico” messo in piedi dopo l’ 11 settebre in nome della sicurezza.
Non è certo la prima volta che la giustizia chiede alle società tecnologiche di collaborare: hackers, pedofilia, terrorismo e truffe sono crimini abitualmente perseguiti online. Però da Mountan View questa volta è arrivato un fermo rifiuto in nome della privacy degli utenti e anche di qualche segreto industriale da proteggere. Secondo Google i dati richiesti permetterebbero infatti di ricostruire troppo perfettamente l’identikit di tutti gli utenti, non solo dei criminali. E questo è il segreto che la società di Larry Page e Sergei Brin non vuole svelare per due motivi:

  • Ritorno d’immagine. Perché diventare parte del grande fratello elettronico significherebbe tradire la fiducia dei propri utenti, i quali ad ogni ricerca si sentirebbero spiati dal governo. Inoltre il divieto d’accesso dei ragazzini ai siti porno può essere realizzato con altre soluzioni informatiche.
  • Rischio tecnologico. Perché questo flusso d’informazioni potrebbe svelare molti dei dettagli tecnici del motore di ricerca.

E la concorrenza ne sarebbe felicissima. E a proposito di concorrenza: il rifiuto di Google rischia di mettere in cattiva luce il suo maggior rivale, Yahoo, oltre a Microsoft e Aol che invece hanno risposto positivamente alle richieste del governo a stelle e strisce.

Ma se il motore di ricerca più popolare della rete può vincere sul fronte dei tribunale e dell’opinione pubblica sta gia perdendo questa guerra contro Bush in borsa. Il governo Usa mette al tappeto Google. La Internet company vive al Nasdaq la peggior seduta da quando ha fatto il suo esordio sul listino ad agosto 2004. Il titolo del motore di ricerca più usato al mondo crolla dell'8,47%, scende sotto i 400 dollari, a quota 399,46, e brucia in una sola sessione di scambi una capitalizzazione di 20 miliardi di dollari. Se ieri la società valeva 138 miliardi, oggi si attesta infatti a 118 miliardi. Noccioline…

Nella foto, oh cazzo! possono arrivare anche a me!

4 comments:

Anonymous said...

Se i genitori hanno paura che i figli accedano a siti per pedofili non si fa altro che controllare i figli... O è passato di moda?
X quanto riguarda gli hackers... credo k nn si facciano sgamare in ogni caso. O nn sarebbero più hackers.
Bella google!

Nico Guzzi said...

a riguarda posto una parte di un articolo di oggi di Repubblica:

"Per evitare lo scontro frontale con le autorità di Pechino, Google ha deciso di autocensurarsi. I milioni di utenti cinesi saranno inviati al nuovo servizio www.google.cn ogni volta che cercheranno di accedere alle versione senza censura presente sul dominio ".com". Con questa decisione il colosso statunitense spera di poter rimanere sul secondo mercato mondiale di navigatori dopo quello americano e di entrare in concorrenza effettiva con il maggiore motore di ricerca cinese, Baidu, il più popolare nel Paese.

La nuova versione censurata di Google restringerà l'accesso a migliaia di pagine web. In accordo con le autorità di Pechino, Google ha eliminato tutti i servizi che avrebbero qualche implicazione con la politica e con i temi più scottanti per le autorità cinesi. La compagnia americana dunque toglierà agli utenti cinesi il proprio servizio e-mail - noto soprattutto perché consente di allegare al testo un ampio bagaglio di informazioni - assieme anche alla possibilità di ricercare video e file audio. Agli utenti sarà poi impedito di di accedere ai forum e ai blog.

Saranno quindi soppressi tutti i servizi nei quali la libertà di espressione può essere usata come forma di protesta politica o sociale. In cambio, Google si impegna a garantire quattro dei suoi strumenti più importanti: il motore di ricerca per web e immagini, Google News e il motore locale. La compagnia americana ha dunque optato per un accordo con il governo piuttosto che per lo scontro frontale, una scelta che dipende dalla necessità di fare affari sul più promettente mercato mondiale.

La strategia di Google differisce da quella dell'altro noto motore di ricerca Yahoo!, che offre sul mercato cinese un pacchetto completo di servizi che sono poi sottoposti a censura direttamente dalle autorità cinesi. Yahoo! ha recentemente ricevuto numerose critiche da parte delle associazioni umanitarie per aver fornito al governo cinese l'indirizzo del giornalista indipendente Shi Tao, ora in galera. Lo scorso aprile Tao aveva diffuso sulla rete una circolare governativa che vietava ai giornalisti di parlare dell'anniversario del massacro di piazza Tienanmen del 1989."

Anonymous said...

Keep up the good work » »

Anonymous said...

That's a great story. Waiting for more. »

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