Friday, August 31, 2012

Proxima paragem: Bairro Alto


“aqui...
onde a terra se acaba
e o mar começa…”

“Qui…
dove finisce la terra
e comincia il mare…”

Cabo do Roca, il punto più ovest del vecchio continente. Un monumento, una croce con una targa; e il faro del XVII secolo poco più in là. Uniche tracce di civiltà in questo luogo selvaggio. Poche persone parlottano sottovoce, le altre in religioso silenzio. Tutti ad ammirare lo spettacolo. Le onde si schiantano sotto la scogliera, il blu si trasforma in schiuma bianca che poi torna a mescolarsi col blu, e il sole va dormire dietro l'oceano calando un sipario di nuvole e luce rossa. Il vento non dà un attimo di tregua: è il prezzo da pagare per lo spettacolo. Questo è Cabo do Roca.

Travessa Fiéis de Deus
Arriviamo in Travessa do Caldeira in taxi, un vecchio Mercedes color panna, guidato da un vecchio baffuto color cadavere. È una bella via, caratteristica, stretta, con il porfido per terra, le casette alte con i panni stesi ad asciugare sui balconi. E gli immancabili azulejos. Un gatto mi guarda con aria di sfida da dietro una finestra. Mi piace questa zona, nonostante sia un po' sporca. Ci accolgono i genitori di David, il ragazzo che ci affitta l'appartamento, sono molto gentili e simpatici, parlano inglese – o meglio parlocchiano, ma è sufficiente per farsi capire – ci offrono un caffè nel loro baretto, proprio sotto il nostro appartamento. Dobbiamo aspettare ad entrare in casa, così, dopo aver lasciato le valigie nel garage della casa, decidiamo di fare subito un giro per la città: Rua Saldanha, Largo Calhariz, Rua Loreto, Largo Chiado, Rua Garrett, Rua do Carmo, Praça dom Pedro IV, Praça da Figueira, Rua Augusta e Praça do Comércio che si apre sul mare. Continuiamo a camminare finché non decidiamo di mangiare qualcosa sotto a “o elevador”. Torniamo a casa, finalmente possiamo entrare a sistemare le nostre cose. L’appartamento al secondo piano è piccolo ma accogliente e pulito. C'è la tv satellitare e la wireless. Facciamo una pennichella, poi, dopo la doccia, ce ne andiamo a scoprire le notti di Lisbona. Procediamo a piedi verso il Bairro Alto, salendo per Rua de Atalaia. In Rua da Barroca entriamo in bar senza insegne, solo delle lavagnette appese al muro e i prezzi scritti col gessetto bianco. Dentro si ascolta musica rock anni '60 e il barista ha la parrucca di Elvis e la maglietta di Johnny Clash (“get rhythm when you get the blues”). Prendo una sangria, non male devo dire. E poi un mojito. Costa tutto veramente poco. Nel mentre, per il bairro gira un vecchio con la maglia di Ibrahimovic all'Inter, lo rincontrerò qualche giorno dopo con la maglia del Real Madrid. Ormai sono qua da abbastanza ore per capire che a Lisbona tre cose non mancano mai: il vento, le salite e da bere. Ci muoviamo di lì. Altro bar, altro mojito. Ma questa volta lo paghiamo un po' di più. Fanno vedere Juve-Parma in tv, inutile dire che abbiamo altri progetti per la serata. Cosi torniamo da Elvis per finire l'aperitivo e andiamo a mangiare. Ci sediamo sulle scalinate di Travessa Fiéis de Deus, al bar da Ricardo. Mangiamo tapas e delle salsicce locali cotte in una pirofila di terracotta, stappiamo una bottiglia di porto in tre. Girando per le viuzze becchiamo un senegalese di Rimini che, sentendoci parlare in italiano, ci attacca un bel gancio. Gli compro un cappello solo perché mi ha dato un cinque perfetto. Parliamo un sacco e il Dada, che è peso come il cristo redentore (c’è anche a Lisbona), litiga con me e senegalese. Ha ragione il senegalese, manco a dirlo. Il Dada va a casa incazzato, ma non entrerà, perché le chiavi dell’appartamento erano nelle mie tasche. Così io e il Bobo continuiamo ad esplorare il Bairro Alto e prendiamo un litro di mojito. Ribecchiamo il Dada, ripresosi dall’incazzatura, prendiamo ancora da bere parlottando di qua e di là con gente da tutto il mondo e ridendo di ogni. Non so nemmeno a che ora, ma andiamo a letto stanchissimi e pieni. La notte a Lisbona è devastante.
Mi sveglio, per strada grigliano.
Bom dia, Lisboa!

Ci sarebbero altri posti da descrivere, posti da vedere a Lisbona e dintorni. La città è grandissima, vale la pena camminare senza meta, addentrarsi nelle vie solo per scoprirne i colori e le forme, ogni foto potrebbe essere una cartolina. Il castello di Sao Jorge, La torre di Belem e il monastero dos Jeronimos (dove riposa Vasco da Gama). Estoril, Cascais, la città di Sintra (patrimonio dell’umanità e protetto dall’UNESCO).
E Cabo do Roca dove finisce la terra…

3 comments:

Anonymous said...

cat vegna 'n cancar om ad merda!!!!

Anonymous said...

Il viaggio di un uomo attraverso la scoperta di un luogo davvero speciale .Sullo sfondo di una atmosfera
magica e rarefatta ci porti a Lisbona , durante un viaggio onirico. Un senso profondo di libertà un ritmo lento e pieno; mi sono sentita assorbita dalle tue raffinate riflessioni, ma anche stupita di potermi ritrovare in alcuni dei tuoi pensieri.....un'amica ;)

Cesare Rensenbrink said...

wow! che super commento! grazie amica!

se è uno scherzo sappiate che ci rimango male!

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