Lezioni di storia. È passato un
po’ di tempo da quel giovedì 11 ottobre 2005, quando decisi di dare il là al
“progetto” cecedailynews. Nato in origine come diario di bordo, pian
piano strasformato in un luogo dove far riecheggiare le voci dei miei incazzi col
mondo, per poi prendersi un anno sabbatico – il 2010 – e tornare come lo vedete
oggi. Oggi, appunto, il cecedailynews sembra voler tornare alla
preistoria: un diario di bordo, o meglio di viaggio, con meno frequenza, ma con
più cura dei post. Aggiungiamo pure qualche tentativo maldestro di racconti
inventati dal sottoscritto: una parentesi ancora aperta…
Era un po’ che non raccontavo
qualcosa di me, ma con facebook e twitter tutti sanno tutto di tutti in una
batter di ciglia. Per non creare facili imbarazzi ho deciso: userò nomi fittizi come
Bacchia e Fede, così nessuno potrà riconoscere i personaggi di questa storia. E chiunque potrebbe riconoscersi in essi.
Compagni di ventura, o meglio di
sbronze. In giro per la bassa, un sabato più noioso degli altri. Perché al
venerdì sera lavoro, al sabato in giro ci son solo cinni e troppi amici sono con la
morosa o ancora in montagna a far le ultime discese. Trovarsi in tre al Ducabianco, e
bere per ammazzare la noia, bere per fare accadere qualcosa, come diceva il
buon Bukowski. Bacchia e io convinciamo la Fede ad aggiungersi a noi in questo
sabato di ignoranza.
Fu così che, mentre bevevo la mia San Miguel, mi chiamò Chicaz:
“oh dove sei?”
“in bar, a Guastalla”
“vai al Pellicano?”
“probabilmente sì”
“’scolta, vieni a Correggio in
centro, al bar del Biglo c’è la festa di carnevale”
Raramente, in vita mia, me la son sentita di dire no al
Chicaz, il mio eroe dei fumetti ma in carne e ossa. Il Bacchia in versione
pilota ci porta al bar La Piazzetta, dove raggiungiamo il supereroe e la sua Vera
aiutante.
Correggio, un po’ come Carpi, fa molto, molto Emilia e
molto, molto anni ‘70/’80. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Col mio bicchiere
in mano, la neve ai lati delle strade in porfido, e il fumino che usciva dalla
bocca ad ogni respiro, mi sento tranquillo. Poi arriva quest’ombra, avvolge e fa
scomparire il Bacchia, che non è piccolo, dietro un sipario. Un abbraccio
possente e il sorriso spontaneo che dipinge la sorpresa sul volto di chi non
vedi da due anni: lo Zio. Una sorta di gigante buono che non perde mai il
sorriso, nemmeno quando ci racconta le sue sfighe.
“Zio, posso offriti da bere?”
“Andiamo!”
Così stiamo lì almeno un’altra
oretta a sbevazzare e a raccontarcela. Finché noi tre andiamo al Tunnel a
Reggio, un circolo arci. Giusto per tornare al concetto di Emilia… E grazie
Fabio, grazie Lucio, beviamo come dei cosacchi anche lì, dove la Fede non c’era
mai stata fino ad allora e mi sembrava il modo migliore per presentarglielo.
Per la cronaca: il giorno dopo ho giocato a calcetto e abbiamo perso
12-1. Sono ancora incazzato.
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