Wednesday, February 22, 2012

Un sabato come altri


Lezioni di storia. È passato un po’ di tempo da quel giovedì 11 ottobre 2005, quando decisi di dare il là al “progetto” cecedailynews. Nato in origine come diario di bordo, pian piano strasformato in un luogo dove far riecheggiare le voci dei miei incazzi col mondo, per poi prendersi un anno sabbatico – il 2010 – e tornare come lo vedete oggi. Oggi, appunto, il cecedailynews sembra voler tornare alla preistoria: un diario di bordo, o meglio di viaggio, con meno frequenza, ma con più cura dei post. Aggiungiamo pure qualche tentativo maldestro di racconti inventati dal sottoscritto: una parentesi ancora aperta…
Era un po’ che non raccontavo qualcosa di me, ma con facebook e twitter tutti sanno tutto di tutti in una batter di ciglia. Per non creare facili imbarazzi ho deciso: userò nomi fittizi come Bacchia e Fede, così nessuno potrà riconoscere i personaggi di questa storia. E chiunque potrebbe riconoscersi in essi.
Compagni di ventura, o meglio di sbronze. In giro per la bassa, un sabato più noioso degli altri. Perché al venerdì sera lavoro, al sabato in giro ci son solo cinni e troppi amici sono con la morosa o ancora in montagna a far le ultime discese. Trovarsi in tre al Ducabianco, e bere per ammazzare la noia, bere per fare accadere qualcosa, come diceva il buon Bukowski. Bacchia e io convinciamo la Fede ad aggiungersi a noi in questo sabato di ignoranza.
Fu così che, mentre bevevo la mia San Miguel, mi chiamò Chicaz:
“oh dove sei?”
“in bar, a Guastalla”
“vai al Pellicano?”
“probabilmente sì”
“’scolta, vieni a Correggio in centro, al bar del Biglo c’è la festa di carnevale”
Raramente, in vita mia, me la son sentita di dire no al Chicaz, il mio eroe dei fumetti ma in carne e ossa. Il Bacchia in versione pilota ci porta al bar La Piazzetta, dove raggiungiamo il supereroe e la sua Vera aiutante.
Correggio, un po’ come Carpi, fa molto, molto Emilia e molto, molto anni ‘70/’80. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Col mio bicchiere in mano, la neve ai lati delle strade in porfido, e il fumino che usciva dalla bocca ad ogni respiro, mi sento tranquillo. Poi arriva quest’ombra, avvolge e fa scomparire il Bacchia, che non è piccolo, dietro un sipario. Un abbraccio possente e il sorriso spontaneo che dipinge la sorpresa sul volto di chi non vedi da due anni: lo Zio. Una sorta di gigante buono che non perde mai il sorriso, nemmeno quando ci racconta le sue sfighe.
“Zio, posso offriti da bere?”
“Andiamo!”
Così stiamo lì almeno un’altra oretta a sbevazzare e a raccontarcela. Finché noi tre andiamo al Tunnel a Reggio, un circolo arci. Giusto per tornare al concetto di Emilia… E grazie Fabio, grazie Lucio, beviamo come dei cosacchi anche lì, dove la Fede non c’era mai stata fino ad allora e mi sembrava il modo migliore per presentarglielo.
Per la cronaca: il giorno dopo ho giocato a calcetto e abbiamo perso 12-1. Sono ancora incazzato.

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