Tuesday, May 01, 2012

Nadim*


Prendete il peggior sfigato, tristo, segaiolo e trasandato che la vostra immaginazione possa offrivi. L’aspetto esteriore e i connotati non sono importanti. Che sia alto e flaccido o basso e grasso, che abbia i capelli rossi e i brufoli o sia pelato e con gli occhiali non ci interessa. Semplicemente sfigato. L’avete preso? Bene. Nemmeno raddoppiato potrebbe avvicinarsi al nostro personaggio.
Uno che se ne sta da solo, seduto al bancone di un pub a bere una pinta di birra inglese, una di quelle senza schiuma, slavate che sembrano piscia. Se ne sta lì, lì a pensare a quanto sia stata stronza la vita con lui e, mentre passa un gruppo di sbarbe appena maggiorenni, capirà, allora, che è giunto il momento di andare a casa ad ammazzarsi di seghe, pensando a quella fighina appena vista, quella bionda piccola col bel culo che gli ispirava ma non ha trovato il coraggio di farsi sotto; oppure penserà a quella volta con quella brutta figa che “non pensavo ma mi son divertito molto”. E allora, con le monetine trovate poco prima ravanando tra i sedili di una macchina più sporca e disordinata della sua vita, paga la birra inglese senza schiuma che nemmeno gli piace. Ormai è diventata calda a forza di tenere in mano il bicchiere e star lì a fissarla, inebetito, come si fissano le grandi tette di una ragazza scollacciata mentre ci racconta del corso di arrampicata sportiva, ma noi non l’ascoltiamo perché siamo concentrati su ben altro.
Lo sfigato paga – dicevamo – paga e si avvia a casa. A piedi. Sotto la pioggia, perché è una regola: più ti senti perdente e più ti convinci di esserlo. Così il nostro sfigato, se possibile, evita pure i portici e fa il giro lungo. Arriva inzuppato davanti a casa, apre il portone, sale le scale appoggiato al corrimano come un vecchio sclerotico, sosta sulla soglia e guarda quanto è incasinato il suo habitat.  I vestiti, che stropicciati è dir poco, sono sparsi per il divanoletto e per le sedie, la tv accesa trasmette un documentario sull'arte funeraria etrusca, la cucina sporca e un pila alta così di piatti da lavare. Qui si trova di fronte a due possibilità. La prima: fregarsene, cagare, farsi una sega e poi buttarsi sul letto aspettando che morfeo se lo porti via; oppure farsi una doccia e decidere di mettere ordine nella propria vita, magari, perché no, partendo dal suo habitat. Il nostro personaggio si trova a far questa scelta forse tutte le sere. Un personaggio, il nostro, che conosciamo bene tutti, anche il più figo degli stronzi, perché ce lo teniamo dentro e ogni tanto – chi più chi meno – lo facciamo uscire e lo portiamo a spasso con noi, come si farebbe con un amico. Andiamo con lui in un pub di merda a bere una birra che non ci piace e quando torniamo a casa ci sbatte in faccia due possibilità, come davanti a un bivio. Stasera, voi, che strada sceglierete? 

*Nome arabo che significa letteralmente “compagno di bevute”.

3 comments:

Anonymous said...

Mi è piaciuto a metà hermano...sicuramente ricalca un qualcosa di autobiografico che tutti un pò ci siamo sentiti dentro, forse non tanto esasperato come il protagonista ma un pò sicuramente si.
Il problema è che lo sfigato, quello vero, neanche se lo pone il bivio perchè per lui la vita è cosi: andare in un pub, bere 3 birre che gli fanno cagare, parlare di pallone, di fighe che non si scoperà mai e di quanto si spacchi al lavoro e di cosa farà per le vacanze.
Per lo sfigato non c'è pulire la stanza perchè lo fa la mamma, non c'è pulirsi prima di andare a letto perchè tanto non ha la figa che cazzo si pulisce a fare...si uccide di seghe, per forza non scopa...
Quando parli di bivio lo sfigato non c'è più, già sa cosa dovrebbe fare ma non lo fa, ne è consapevole e perde, è un perdente, non uno sfigato.
Uno sfigato è quello che per l'ultimo dell'anno ha parlato con una figa ubriaca che gli ha parlato per 5 minuti quando 10 minuti prima stava facendo un pompino a uno e va a letto contento.
Lo sfigato è quello che non ha scelta...è sfigato dentro, non ha bivi. Ce l'hai semplicemente dentro è un dono.
Chi invece nel dubbio prende la strada perdente sapendo di perdere è un perdente...
Tutto questo per dire che mi è piaciuto a metà, puoi fare di meglio ma è leggibile.
Scusa se mi sono dilungato ma non avevo un cazzo da fare e sto guardando un film in inglese con i miei coinquilini in cui non ci capisco un cazzo...

By
Hermano

Cesare Rensenbrink said...

Hermano, è palese che ci sono persone molto più sfigate di altre. Il perdente, di per se, è uno sfigato anch'esso. Credo, però, che tutti nella vita si rendano conto, ad un certo punto, di essere degli sfigati. E qua possono fare due cose: accettarlo, oppure provare a cambiare, anche solo nelle piccole cose (modo di parlare, di vestire, di porsi con le persone...).

La_Vale said...

E perchè si dovrebbe scegliere? A me piace il mio sfigato. E camminare verso casa dopo una serata fuori dove magari mi sono ampiamente rotta i maroni e calciare via sassi e lattine.
O piantare il muso e sentirmi disagiata. Succede. Capita.
Dovremmo abbracciare il nostro sfigato e dirgli, ogni tanto, che gli vogliamo bene, perchè i fighi, quelli cool, alla moda e che beccano tutte le sere, stancano da matti, stancano anche loro stessi ;)

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