Quanto può durare un’ispirazione?
Dovrei arrendermi alle parole di Thomas Alva Edison: il genio è per 1%
ispirazione e per 99% traspirazione. Quel 99% è il lavoro, la fatica, la
dedizione, il sacrificio messo al servizio di un’idea, di un’ispirazione. Come
dire: il talento da solo non basta, ci vuole anche l’allenamento.
Per quanto mi riguarda sono
incapace, totalmente incapace di mettere una certa quantità di lavoro al
servizio di un’intuizione/idea/ispirazione, ma di qualsiasi altra cosa. Tendo a
perdermi, a divagare. Per questo non mi riescono nient’altro che semplici,
brevissimi racconti – seppure bellissimi! – e, capita anche questo, mentre ne
finisco uno penso già all’inizio di un altro. Oppure mi rompo le balle. E la
fretta di finirli mi frega. La cura del dettaglio anche. Ci vuole pazienza.
Lessi da qualche parte che J.R.R. Tolkien ci mise 12
(dodici!) anni per scrivere il Signore Degli Anelli – che a me fa proprio
cagare, soprattutto come genere. Innanzitutto dodici anni per scrivere un libro
mi sembrano un’enormità. E poi devi essere murato di soldi per “non fare un
cazzo tutto il giorno” se non scrivere. Il virgolettato è d’obbligo. Io ci
metto settimane, se non mesi a scrivere un racconto di poche pagine. È anche
vero che lo faccio nei ritagli di tempo tra il lavoro, gli allenamenti… e le
birre, of course!
Ognuno è libero di leggere ciò
che gli pare e piace, dal fantasy a novella2000, da Topolino a Kafka.
Tranquilli, vi giudicherò anche
da questo: preferisco uno di trent’anni che legge ancora le avventure di
Topolino, Pippo e Paperino rispetto a storie di maghi, elfi e nani che lottano
per la patria - il bosco fatato?! Maddai… -,per il loro Re buono e giusto, e contro un cattivo
proveniente da una terra ostile, col suo esercito del male formato da mostri
dall’aspetto sgradevole e dall’intelligenza di un lombrico. Mentre diffido da quel frigido di Kafka e da chi “lo legge”. Non sono tutti il maestro Charlie, il maestro del maestro Hemingway, ma nemmeno John Fante o Daniel Pennac. Eppure ripeto: degustibus non disputandum est. Una delle poche frasi in latino
che conosco. Perché io il latino nemmeno l’ho studiato. Me l’insegnò la mia
amica – e futura giornalista – Martina in una di quelle volte in cui ci si
trovava sull’autobus; lei adorabile adolescente con le idee chiare, io un po’ più grande, già
pessimo studente universitario e con tanti dubbi.
Una frase di latino buttata lì, tanto per farsi belli, d’altronde chi
non lo fa. O avreste preferito l’elfico?
2 comments:
Tolkien provoca vomito anale anche al sottoscritto. Ti capisco.
Cillo!
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