Tuesday, December 18, 2012

Degustibus


Quanto può durare un’ispirazione? Dovrei arrendermi alle parole di Thomas Alva Edison: il genio è per 1% ispirazione e per 99% traspirazione. Quel 99% è il lavoro, la fatica, la dedizione, il sacrificio messo al servizio di un’idea, di un’ispirazione. Come dire: il talento da solo non basta, ci vuole anche l’allenamento.
Per quanto mi riguarda sono incapace, totalmente incapace di mettere una certa quantità di lavoro al servizio di un’intuizione/idea/ispirazione, ma di qualsiasi altra cosa. Tendo a perdermi, a divagare. Per questo non mi riescono nient’altro che semplici, brevissimi racconti – seppure bellissimi! – e, capita anche questo, mentre ne finisco uno penso già all’inizio di un altro. Oppure mi rompo le balle. E la fretta di finirli mi frega. La cura del dettaglio anche. Ci vuole pazienza.
Lessi da qualche parte che J.R.R. Tolkien ci mise 12 (dodici!) anni per scrivere il Signore Degli Anelli – che a me fa proprio cagare, soprattutto come genere. Innanzitutto dodici anni per scrivere un libro mi sembrano un’enormità. E poi devi essere murato di soldi per “non fare un cazzo tutto il giorno” se non scrivere. Il virgolettato è d’obbligo. Io ci metto settimane, se non mesi a scrivere un racconto di poche pagine. È anche vero che lo faccio nei ritagli di tempo tra il lavoro, gli allenamenti… e le birre, of course!
Ognuno è libero di leggere ciò che gli pare e piace, dal fantasy a novella2000, da Topolino a Kafka.
Tranquilli, vi giudicherò anche da questo: preferisco uno di trent’anni che legge ancora le avventure di Topolino, Pippo e Paperino rispetto a storie di maghi, elfi e nani che lottano per la patria - il bosco fatato?! Maddai… -,per il loro Re buono e giusto, e contro un cattivo proveniente da una terra ostile, col suo esercito del male formato da mostri dall’aspetto sgradevole e dall’intelligenza di un lombrico. Mentre diffido da quel frigido di Kafka e da chi “lo legge”. Non sono tutti il maestro Charlie, il maestro del maestro Hemingway, ma nemmeno John Fante o Daniel Pennac. Eppure ripeto: degustibus non disputandum est. Una delle poche frasi in latino che conosco. Perché io il latino nemmeno l’ho studiato. Me l’insegnò la mia amica – e futura giornalista – Martina in una di quelle volte in cui ci si trovava sull’autobus; lei adorabile adolescente con le  idee chiare, io un po’ più grande, già pessimo studente universitario e con tanti dubbi.
Una frase di latino buttata lì, tanto per farsi belli, d’altronde chi non lo fa. O avreste preferito l’elfico?

2 comments:

Mr. C. said...

Tolkien provoca vomito anale anche al sottoscritto. Ti capisco.

Cesare Rensenbrink said...

Cillo!

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