Friday, March 16, 2012

cinque anni


Bela vecc, è da un po’ che ci penso a questa cosa, a scriverti una lettera. Ormai nessuno scrive più lettere: chi si mette lì, chino sulla scrivania, con foglio e penna alla mano? Forse qualcuno a cui mancano i vecchi tempi, quando il soldato romantico, in trincea, scriveva alla morosa a casa, schivando le mine crucche. Ma non è il mio caso, non sono un nostalgico io, dato che sto usando il pc; forse non sono nemmeno un romantico. Strano che certe idee vengano a quest’ora di una stupida notte quando la voglia di dormire è zero.
Non so ancora se tenermela per me o pubblicarla da qualche parte, questa lettera. Oppure stamparla e appiccicarla dove il mondo – là fuori – possa toccarla oltre che leggerla. Cose sentimentali, strappalacrime, belle parole non fanno per noi. Dritti al dunque, quindi.

“Bela vecc”, sarebbe bello salutarsi di nuovo così. “Vecc” sì, cazzo… Saresti sulla soglia dei trenta anche tu. Non mi va di ripensare alla telefonata di Ziga – la prima delle tante, quel giorno – preferisco pensare a quello che è stato dopo quei quattro giorni. Ci tengo solo a farti sapere che in questi cinque anni (già cinque... un fottuto lustro) sono comunque cambiate molte cose. Innanzitutto siamo andati avanti. Abbiamo continuato a vivere le nostre vite. Scusa, ma non potevamo fare altro. Abbiamo riso scherzato e pianto. Abbiamo ascoltato musica ballato saltato e cantato ai concerti. Abbiamo scoperto gruppi nuovi, ma ascoltiamo ancora quelli vecchi. Abbiamo studiato, letto libri giornali riviste fumetti blog e anche gli ingredienti del sapone intimo seduti sul cesso. Abbiamo comprato tante cose: birre auto patatine giocattoli e vestiti. Sono arrivate nuove mode e nuove tendenze, perché in questo mondo cambia tutto molto velocemente e allo stesso modo viene consumato. Ma lo sapevi già: era così anche cinque anni fa; ma a noi questo consumismo sfrenato non toccava più di tanto, non ci interessava. Sono esplosi i social network, una cosa inutile che serve a mettere in mostra i cazzi propri. E ci siamo cascati tutti. Abbiamo visto e visitato posti più o meno lontani, diversi da casa – e qualcuno da casa se n’è anche andato. Abbiamo frequentato gente nuova strana noiosa: in altre parole diversa. Abbiamo stretto amicizie, amori. Ci siamo innamorati. Abbiamo scopato, e l’abbiamo rifatto. C’erano anche lunghi periodi in un cui ci s’ammazzava di seghe… Ahaha ne sappiamo qualcosa! Qualche volta abbiamo sofferto e pianto per una persona che non ci amava; o ci amava e non lo sapeva: “mi ama solo che non lo sa”. E abbiamo promesso a noi stessi che non ci saremmo più innamorati, mai più! Ci abbiamo bevuto su e ci siamo sbronzati duri, e la mattina fatto colazione con l’aulin per il mal di testa. Due giorni dopo eravamo già lì, a correre dietro a un’altra.

Ecco, a questo trionfo di banalità avresti partecipato più che volentieri. Invece ti sei fermato a ventiquattro. Cinque anni fa.

Cinque anni fa m’immaginavo diverso: vedevo un me più “grande”. Grande come i grandi di quando eravamo piccoli, com’era mio padre trent’anni fa, com’erano i miei cugini o mia sorella alla nostra età. Vedevo un mestesso ben inserito nel mondo del lavoro, e invece non ho un lavoro fisso. Vedevo un mestesso con una ragazza, e invece sono sempre single. Vedevo un mestesso fuori casa, e invece sono ancora con mamma e papà. M’immaginavo una persona sicura, in grado di prendere delle scelte – anche sbagliate, per carità –, ma ho ancora gli stessi dubbi di cinque anni fa – sì, forse anche di dieci anni fa. E oggi ho paura ad immaginarmi tra altri dieci anni.
Però io sono questo, e faccio del mio meglio. E continuerò a fare quello che ci piaceva fare di più: scrivere stronzate, ascoltare musica, bere birra, far le ore piccole nel weekend, provarci con le fighe… E continuerò finché non ci sentiremo “grandi”.
Mi chiedo se questa lettera l’abbia scritta più per me che per te.
Bela vecc, mi manchi...

PS: quella foto la scattammo all’Irish a Novellara, col mio vecchio nokia scasso. Sabato è San Patrizio, probabilmente tornerò lì. Facciamo che mi sbronzo e una Guinness, ma anche due, te le dedico volentieri.

5 comments:

Anonymous said...

Bellissima...tutto vero!

By Hermano

Cesare Rensenbrink said...

hasta pronto hermano..

Unknown said...

solo nei sogni sono riuscito a parlargli così.oggi hai ridato vita al nostro angelo...grazie Ceciotto! respect!

Cinno said...

Bella cece... Complimenti... Un saluto al grande Alle, anche da parte mia...
Nessuna parola che mi viene in mente può spiegare il concetto semplice che "finchè ti avremo nei nostri pensieri, non morirai mai"...
Ogni nota e ogni parola di quella canzone saranno per sempre legate a te... E il fatto che ti piacesse proprio quella canzone, era forse un messaggio per farci stare tranquilli e continuare la nostra vita... Tanto ci rivedremo... Ci ritroveremo tutti... Ancora una volta tutti insieme...
Ciao Alle... O meglio Arrivederci Alle...

Anonymous said...
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