Pioggia

Tutti questi giorni di pioggia potrebbero mettere a dura prova anche il più cocciuto degli ottimisti.

Per questo noi, che ottimisti non lo siamo mai stati, ce ne andiamo a zonzo per il classico paese nebbioso emiliano a bere, a raccontarcela e a gozzovigliare. E d'improvviso ritrovarci sbronzi senza un perché, come tante altre volte. O forse un perché c'è, ma più che un perché è una giustificazione, una scusa: la noia. E da questa noia perderci in quei labirinti che sono i discorsi da ubriachi. Discorsi senza capo né coda di gente che ha solo bisogno di sfogarsi l'un con l'altro.

Si parla di bellezza. O meglio, si cerca di parlare di. Ma ne escono solo alcune frasi confuse, sconclusionate, sgangherate. La bellezza. Il disagio. Il tormento. E ciò che li accomuna. Perché sono tre concetti legati. Facciamo due, perché il disagio e il tormento tendono a confondersi tra loro come le campagne emiliane nelle nebbie. Nebbia d'aprile. Insolita ma non rara. Come questa notte. Ho letto che dal disagio, ma secondo me più dal tormento, nasce la bellezza. La bellezza come forma d'arte. Un quadro, una poesia, una canzone. La bellezza delle parole. La bellezza la puoi percepire, ma la non la puoi toccare, a meno che non sia il corpo, il viso e i lineamenti di una bella ragazza. Al contrario, il disagio ti prende lui. E non ti molla finché lui non lo vuole.

Ed è facile cadere (o meglio scadere) nella perdizione e quindi tornare a girare a zonzo per quel tuo classico paese nebbioso emiliano, e bere in un bar, poi nell'altro e via ancora tra portici e mattonelle di porfido bagnate da quella pioggia che non s'è ancora asciugata. Tra quei bar pieni di personaggi, già li conosci tutti e di tutti conosci il loro tormento. E poi, quando sei cotto a puntino ti ricordi di lei. Perché nel tormento la figa - ammettiamolo - c'entra sempre. E sai che è speciale nonostante tutto, nonostante le evidenze, nonostante nessuno - nemmeno lei - creda in te.

Lo sai perché la sua bellezza va a braccetto col tuo tormento.