Il bar non ti regala ricordi ma i ricordi
portano sempre al bar, recitava da qualche parte il buon Vinicio.
Loris
il pittore se ne stava accucciato a bancone, come il suo cane sul pavimento
appena un metro e mezzo più sotto, sbronzo come al solito ma più ombroso e
tormentato delle altre volte. Ogni tanto alzava la testa e si guardava intorno
annoiato e sonnolento, sbadigliando a bocca aperta scoprendo i denti ingialliti
dal fumo. Sulla testa lucida e completamente pelata riflettevano le luci
soffuse delle lampade del locale.
Loris
in realtà faceva l'imbianchino, ma preferiva essere chiamato Pittore, un po'
perché diceva di far quadri, tele, sculture e altre opere d'arte; un po'
perché, a chi se lo portava in casa a far qualche lavoro, chiedeva sempre se
desiderasse un qualche ricamo pregiato o qualche disegno particolare affrescato
alla parete. Loris il pittore si credeva un artista. Quanto lo fosse o quanto
lo volesse fare non l'ho mai capito.
Era
lì da almeno un'ora buona, Loris, quand'entrai io. Quelli come me amano sedere
a bancone per diversi motivi: perché le birre arrivano prima, perché
controllano come i baristi lavorano di spina, e perché entrano da soli e non ha
senso occupare un tavolo intero quando sei da solo.
Mi
tolsi la giacca e l'appesi sotto il bancone, di fianco a quella di Loris. Mi
salutò con un cenno del mento, tenendo le braccia conserte appoggiate sul
mogano. Chiesi una pinta, che quello non era il solito bar e avevano birre
irlandesi, non quelle tedesche e di conseguenza cambiavano anche le misure dei
bicchieri.
Guardai
il birraio lavorarmi la birra, badavo sempre che non immergessero il rubinetto
della spina nel bicchiere colmo.
- Fanne
due, pago io.
Fece
la voce alla mia sinistra.
-
Grazie Loris.
Mi
limitai a dire, consapevole che quello, col pretesto della birra, avrebbe
inevitabilmente attaccato a raccontarmi gli scazzi d’una vita. Infatti attaccò
a parlare del divorzio, della moglie cagna e ingorda che l'aveva piantato come
un fallito qualsiasi e lo stava prosciugando come un canale ad agosto, siccome
s'era presa la casa, i soldi e la figlia. E della stessa figlia ormai
adolescente che non lo rispettava più. E gl'era rimasto giusto il cane, un
bastardino di media taglia, tanto malconcio quanto docile e fedele, almeno lui.
E più parlava più le parole gli si gonfiavano d'una sana e onesta rabbia e
d'una esasperazione quanto mai giustificata.
In
verità la moglie era semplicemente una donna alla deriva: triste e sola. Andava
nei locali ad adescare giovinastri che la facessero sentire viva, attraente e
desiderata come un tempo. Che la facessero sentire ancora una vera donna per
una volta, e lei sapeva benissimo che ogni volta poteva essere l'ultima.
Per
quanto riguardava la figlia ormai adolescente, era anch'ella una piccola troia
in divenire: spompinava i dj per avere gl'ingressi e gli omaggi gratis nelle
discoteche e nei club di mezza Emilia.
- Loris
- gli dissi prendendolo per un braccio - ascolta me: non ti perdi un cazzo.
Gli offrii un'altra birra e
me ne andai.
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