Monday, January 06, 2014

Il pittore


Il bar non ti regala ricordi ma i ricordi portano sempre al bar, recitava da qualche parte il buon Vinicio.
Loris il pittore se ne stava accucciato a bancone, come il suo cane sul pavimento appena un metro e mezzo più sotto, sbronzo come al solito ma più ombroso e tormentato delle altre volte. Ogni tanto alzava la testa e si guardava intorno annoiato e sonnolento, sbadigliando a bocca aperta scoprendo i denti ingialliti dal fumo. Sulla testa lucida e completamente pelata riflettevano le luci soffuse delle lampade del locale.
Loris in realtà faceva l'imbianchino, ma preferiva essere chiamato Pittore, un po' perché diceva di far quadri, tele, sculture e altre opere d'arte; un po' perché, a chi se lo portava in casa a far qualche lavoro, chiedeva sempre se desiderasse un qualche ricamo pregiato o qualche disegno particolare affrescato alla parete. Loris il pittore si credeva un artista. Quanto lo fosse o quanto lo volesse fare non l'ho mai capito.
Era lì da almeno un'ora buona, Loris, quand'entrai io. Quelli come me amano sedere a bancone per diversi motivi: perché le birre arrivano prima, perché controllano come i baristi lavorano di spina, e perché entrano da soli e non ha senso occupare un tavolo intero quando sei da solo.
Mi tolsi la giacca e l'appesi sotto il bancone, di fianco a quella di Loris. Mi salutò con un cenno del mento, tenendo le braccia conserte appoggiate sul mogano. Chiesi una pinta, che quello non era il solito bar e avevano birre irlandesi, non quelle tedesche e di conseguenza cambiavano anche le misure dei bicchieri.
Guardai il birraio lavorarmi la birra, badavo sempre che non immergessero il rubinetto della spina nel bicchiere colmo.
- Fanne due, pago io.
Fece la voce alla mia sinistra.
- Grazie Loris.
Mi limitai a dire, consapevole che quello, col pretesto della birra, avrebbe inevitabilmente attaccato a raccontarmi gli scazzi d’una vita. Infatti attaccò a parlare del divorzio, della moglie cagna e ingorda che l'aveva piantato come un fallito qualsiasi e lo stava prosciugando come un canale ad agosto, siccome s'era presa la casa, i soldi e la figlia. E della stessa figlia ormai adolescente che non lo rispettava più. E gl'era rimasto giusto il cane, un bastardino di media taglia, tanto malconcio quanto docile e fedele, almeno lui. E più parlava più le parole gli si gonfiavano d'una sana e onesta rabbia e d'una esasperazione quanto mai giustificata.
In verità la moglie era semplicemente una donna alla deriva: triste e sola. Andava nei locali ad adescare giovinastri che la facessero sentire viva, attraente e desiderata come un tempo. Che la facessero sentire ancora una vera donna per una volta, e lei sapeva benissimo che ogni volta poteva essere l'ultima.
Per quanto riguardava la figlia ormai adolescente, era anch'ella una piccola troia in divenire: spompinava i dj per avere gl'ingressi e gli omaggi gratis nelle discoteche e nei club di mezza Emilia.
- Loris - gli dissi prendendolo per un braccio - ascolta me: non ti perdi un cazzo.
Gli offrii un'altra birra e me ne andai.

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