Sunday, March 09, 2014

Compagno di sbronze

Ho iniziato a scrivere storielle sui diari dei miei amici, a scuola, così, per fare, per prenderli un po' per il culo. Per scherzo, insomma. Poi una sera d'ottobre, non avendo un cazzo da fare, decisi di aprire un blog. Questo blog. Il mio blog. Una delle poche scelte felici e azzeccate della mia vita. Avevo delle cose da dire e le dicevo. Anzi, le scrivevo.
Parallelamente leggevo cose, tipo giornaletti e libri di autori più o meno scontati, più o meno scolastici. Non sto neanche a elencarveli. E ammetto, con una buona dose di presunzione, che son sempre stato convinto di poter far molto meglio di molti di loro. Poi, un gran bel giorno, un amico mi disse: tu dovresti leggere Bukowski. Mi fidai. Andai in libreria e acquistai un libro: "compagno di sbronze". Lessi le prime righe e ne rimasi subito folgorato. Più di Pennac, più di Palahniuk, più di Kerouac, più di Irvine Welsh. Più di chiunque altro. E credo anche che più di tutti, lui abbia influenzato tutto ciò che ho scritto negli ultimi anni. 
Vi dico questo solo perché oggi, 9 marzo, è il ventennale della sua dipartita. Vent'anni fa il buon vecchio zio Charlie se ne andò all'inferno a causa di una leucemia fulminante. Morì a San Pedro, Los Angeles, California. Nacque ad Andernach in Germania nel 1920, ma all'età di due anni si trasferì a Los Angeles, dove ha passato tutta la vita scrivendo, bevendo e cercando di lavorare il meno possibileHa scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie.
Se volete un consiglio su cosa leggere, per farvi un'idea di cosa è stato, ma soprattutto di cosa ci ha lasciato, allora andate in libreria e ordinate: "compagno di sbronze" (il solo il titolo dovrebbe essere già abbastanza accattivante), "storie di ordinaria follia" e "donne". I primi due sono raccolte di racconti. Così, nel caso non ve ne piacesse uno, potreste saltare direttamente a un altro. Il terzo, "donne", è un romanzo, uno di quelli da leggere tutto d'un fiato perché, pur essendo frutto, non solo di esperienze vissute, ma anche (e forse soprattutto) di fantasie, è terribilmente vero, spensieratamente maschilista e tremendamente attuale nonostante sia stato pubblicato nel '78.
Bukoswki, dicevo qualche riga più indietro, ci ha lasciato in eredità anche un migliaio di poesie. E qui lo ammetto: io di poesia non ne capisco davvero un cazzo; qualcuna l'ho letta, su internet, ma non saprei esprimere un giudizio. Inoltre credo che, per chi ne mastichi, varrebbe la pena leggerle in inglese. Su internet potete trovare quasi tutto (in lingua originale) su questo sito: www.bukowski.net.
  
Una fonte d'ispirazione. Un modello letterario. Un esempio di vita sbagliato, ma affascinante come tutte le cattive compagnie. Ecco, Bukowski, per quanto mi riguarda, è stato ed è ancora tutto questo.

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