Saturday, July 19, 2014

Luce lunare

È arrivato il caldo. Stanotte. Dopo la pioggia, la luna, poi la pioggia più forte e poi ancora la luna. Grande, tonda, luminosa. Bella. Questo tempo ti assomiglia. Come quando indossi quegli occhi tristi senza mai smettere di sorridere.
Pensavo: mi mancano le parole. Perché sono rimaste lontane troppo tempo. Sentire i tasti scorrere e affondare e poi rimabalzare sotto le dita è una sensazione unica. E distensiva. Butto giù due righe senza capo né coda. Lascio che le mie estremità corrano senza meta lungo la tastiera per il solo piacere di farlo. Scrivo perché ho voglia. Scrivo perché ho troppa immaginazione e non riesco a viverla come vorrei, ma nemmeno riesco a scrivere come vorrei.
Guardo fuori dalla finestra: stanotte non piove, la luna si fa largo tra un paio di nuvole. Sgomita, come se dovesse prendere posto in prima fila. Ma a guardare che? Mi domando. Qui va in scena il solito spettacolo di sempre. Forse dà solo un'occhiata, è curiosa. Nulla più. O spera in un qualche colpo di scena. Forse ha bevuto anche lei, come noi in un weekend qualsiasi come questo, e così s'affaccia sul mondo: prende appunti a matita su un taccuino, annota quel che vede con quella grafia sinuosa e da figa - permettetemi di dire. La luna è lì che sbircia tra i campi, gli argini, i fossi e il fiume, e la sua luce filtra attraverso le nuvole e le frasche e le finestre andando a riflettere sulla fronte fredda e sudata di uno di quei figli di quest'angolo di mondo. Accucciato in un angolo. Solo. La luce lunare lo fa sembrare ancor più pallido. E mentre la luna lo illumina, la nebbia gli offusca il cervello e gli impedisce di pensare, ma forse è lui che s'impone di non farlo. Viviamo in un posto dove c'è tutto, ci raccontano. Ma in realtà non c'è niente. E proprio in quel niente cercano delle risposte gli animi più deboli e insicuri. O forse sono solo più curiosi e sensibili di altri. Vi si rifugiano in quella nebbia. Si fanno avvolgere in un abbraccio caldo e morbido, seppur effimero. Scelgono qualcosa che non sia la frenesia di una cazzo di vita che assomiglia sempre più a una campestre. Ma dove cazzo correte tutti? Che anche 'sta strada che ci obbligano a percorrere è tanto piena di buche quanto di piaceri sintetici, di plastica. Sogni di polietilene. Effimeri anch'essi. E allora dov'è la differenza?
Io non me la sento di giudicare chi si ferma, ai margini della strada, con la nebbia in testa, a guardare gli altri che corrono.
Lo faccia la luna.

1 comment:

Campa said...

finalmente

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