Vecchio si svegliò nel buio della sua stanza. Aprì gli occhi
all’improvviso come quando ci si sveglia da un incubo. Ma quello che fece non
fu un incubo, o almeno non gli parve tale. E poi dagli incubi di solito ci si
sveglia urlando, sudati e con il battito cardiaco accelerato. Niente di tutto
ciò per lui, solo un paio di occhi spalancati nelle tenebre e il rumore delle
auto che sfrecciavano lontane nella notte lungo la via Emilia. Portò le mani alle
tempie, tastandole per assicurarsi che fosse tutto a posto e accese la
luce. Prima ispezionò il cuscino, dopo si guardò intorno, sembrava tutto in ordine, sempre che di ordine si potesse
parlare. Quindi si alzò da letto e andò in cucina per bere un bicchiere d’acqua
fresca.
Era la terza notte di fila che gli succedeva. Svegliarsi così, all’improvviso, a causa di quello che per chiunque sarebbe stato un incubo ma che invece per lui sembrava essere solo un sogno. Un po' strano, forse, ma i sogni non sono mai banali.
Era la terza notte di fila che gli succedeva. Svegliarsi così, all’improvviso, a causa di quello che per chiunque sarebbe stato un incubo ma che invece per lui sembrava essere solo un sogno. Un po' strano, forse, ma i sogni non sono mai banali.
Una stanza nella penombra, quattro mura prive di finestre, una porta chiusa
alle spalle, solo una luce tenue cadeva dall’alto e illuminava un semplice tavolo,
quattro gambe e un’asse di legno scuro. Al centro di questo tavolo una
pistola. Non ricordava che tipo di pistola fosse. Ma lui ne era tanto attratto da non riuscire a resistere dall’afferrarla e portarsela alla tempia.
La sentiva in mano, pesava due o tre chili. La stringeva. Le dita avvolte intorno al calcio. Riusciva persino a percepire tutti i
meccanismi azionarsi fino all’esplosione del proiettile mentre premeva il
grilletto. Lo premeva spinto solo da un sentimento di curiosità. Una curiosità morbosa e oscura: quella della morte e del morire. Ciò che si prova in quell’istante: il
dolore, la paura, il trapasso, l’oblio.
Vecchio aprì il rubinetto, prese un bicchiere dal secchiaio,
lo sciacquò, poi lo riempì d’acqua fresca e bevve. Ripose il bicchiere vuoto
dove l’aveva trovato. Pensava ancora a quel sogno, ma tra tutte quelle stranezze lui
continuava solo a chiedersi perché spararsi di sinistro. A lui, che non era affatto
mancino, sembrava l'unica cosa strana. Andò in bagno, accese la luce e si mise davanti allo specchio. Si
rinfrescò anche il viso. Pensò che se il vero lui fosse quel tizio che lo
fissava dietro allo specchio, allora sì, impugnerebbe l’arma con la mano
destra, quella giusta.
Accarezzò la fredda superficie riflettente e l'uomo dall'altra parte fece lo stesso. Poi si portò le dita della mano sinistra alla tempia mimando una pistola. Il tizio dentro lo specchio sorrise e tirò il grilletto.
Fu di nuovo buio.
Per l'ultima volta.
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